Esistono forze che spingono affinché ogni cosa sia dimenticata.
Dimenticando cosa siamo stati non possiamo riconoscere negli altri il nostro sguardo di un tempo.
Per ridare voce alla memoria ripubblichiamo una intervista a Nuto Revelli, scrittore, prima ufficiale dell’esercito italiano nella seconda guerra mondiale e poi partigiano.
La traduzione del cantautore americano Mort Shuman, resa famosa da David Bowie presenta rispetto all’originale in francese alcune differenze significative che potete apprezzare nel confronto tra le traduzioni italiane delle due versioni:
La Mia Morte (Jacques Brel / Mort Schuman)
La mia morte aspetta
come un vecchio dissoluto
Così sicuro che gli andrò incontro
Fischia a lui e al passare del tempo
La mia morte aspetta
come una verità biblica
Al funerale della mia giovinezza
Piange forte per questo
e per il passare del tempo
La mia morte aspetta
come una strega nella notte
Certo com’è brillante il nostro amore
Non pensiamo al passare del tempo
Ma qualunque cosa ci sia dietro la porta
Non c’è molto da fare
Angelo o diavolo, non m’importa
Perché di fronte a quella porta ci sei tu
La mia morte aspetta
come un mendicante cieco
Che vede il mondo
attraverso una mente spenta
Tiragli una moneta
per il passare del tempo
La mia morte aspetta lì,
in mezzo alle tue cosce
Le tue dita fredde
chiuderanno i miei occhi
Non pensiamo a questo
e al tempo che passa
La mia morte aspetta
per consentire ai miei amici
Di divertirsi un po’ prima della fine
Così brindiamo a questo
e al passare del tempo
Ma qualunque cosa ci sia dietro la porta
Non c’è molto da fare
Angelo o diavolo, non m’importa
Perché di fronte a quella porta ci sei tu
La mia morte aspetta lì fra le foglie
Fra le maniche misteriose dei maghi
Conigli e cani e il passare del tempo
La mia morte aspetta lì fra i fiori
Dove l’ombra più nera,
l’ombra più nera si ritrae
Raccogliamo i lillà per il passare del tempo
La mia morte aspetta là
in un letto matrimoniale
Con vele d’oblio nella mia testa
Così tiriamo su le lenzuola
contro il passare del tempo
Ma qualunque cosa ci sia dietro la porta
Non c’è molto da fare
Angelo o diavolo, non m’importa
Perché di fronte a quella porta ci sei tu
La versione soprastante, presente nell’ultimo concerto di Ziggy Stardust and the Spiders of Mars, fu pubblicata solo dieci anni dopo, nel 1983, in Ziggy Stardust – The Motion Picture, colonna sonora di quei concerti.
Come spesso nella sua carriera, Bowie ha fornito diverse reinterpretazioni delle sue proposte.
Fra esse vi propongo questa registrazione del 1995.
*La traduzione italiana di La Mort di Brel mi è stata regalata al volo da Letizia Merello, poiché non ne esistevano di accettabili, in occasione del Reading Eros e Thanatos. Io vi ho poi apportato minime modifiche.
Smessa l’immagine pubblica, al di là del calar del sole, si rivelano verità che solo le luci soffuse della notte possono ascoltare. Ksenja Laginja svela i propri assedi ed attese quotidiani, il sentire misurato in distanze corporee, racchiuso negli oggetti comuni od in immagini inconsuete, altre volte confinato nel buio di angoli e tasche.
Asciutti, precisi, a tratti taglienti, eppure simbolici e quindi fortemente evocativi, i suoi versi ci arrivano improvvisi come un pugno e rassicuranti come un volto noto: ci sembra subito di comprenderli, di riconoscerci, tuttavia, voltata la pagina, si ha la netta sensazione di aver lasciato qualcosa indietro, di voler rileggere.
Ricco di riferimenti letterari e piani di lettura, Praticare la Notte è un libro complesso eppure diretto, bello, perché porto col cuore di un’anima pronta.
Se amate la poesia non potete non leggerlo e, ovviamente, comprarlo.