L’Organista – Emilio Traverso

Esiste un mondo sotteso di percorsi secondari e meno noti che tuttavia rappresentano l’ossatura d’ogni mondo. Emilio Traverso appartiene a questo mondo, quello che qualcuno definì in modo roboante il crepuscolo dei semidei.

Emilio ci ha lasciato esattamente tredici anni fa, il 23 aprile 2007, a 56 anni da poco compiuti. Lo fin da piccolo, abitavamo sullo stesso pianerottolo e lui, più vecchio di me di sei anni, m’era costantemente additato ad esempio del bravo ragazzo, educato e studioso.

Scavezzacollo com’ero, avrei dovuto detestarlo, ma non ce l’ho mai fatta: Emilio era veramente bravissimo e disponibile. Nonostante gli impegni continui e pressanti m’aveva insegnato i primi rudimenti del pianoforte e si intratteneva a discutere di musica con me dei generi più disparati, nonostante differenze di età e di competenza.

Sono passati gli anni, Emilio si è laureato in Chimica e si è diplomato al Conservatorio, di cui è diventato presto insegnante rispettato. Ha vissuto anni che immagino felici, insieme alla moglie Luisella Ginanni, anch’ella organista, immerso nella musica che ha sempre amato, valorizzando uno strumento e dei compositori che per lo più sono lontani dai fasti della grande ribalta, ma che hanno contribuito alla storia della musica.

Un primo esempio, Bernardo Pasquini (1637-1710) la graziosissima Toccata con lo Scherzo del Cucco

 

Il più noto Domenico Scarlatti (1685-1757) con la Sonata in Fa maggiore, K.366/L.119/P.263

 

Ed ancora Gaetano Valeri (1760-1822) con la Sinfonia in Re Minore

 

Infine una suggestiva interpretazione a quattro mani con la moglie Luisella Ginanni, di Johann Christoph Kellner (1736-1803) Fuga in Re Minore

 

Sicuramente Emilio merita più parole, il mio è un ricordo lontano di ore passate a casa sua ad ascoltarlo rapito, prima al piano e poi all’organo. Non è un ricordo legato a parole, ma a sensazioni che non voglio diventino verbali, le stesse sensazioni che ieri sera mi hanno portato a chiedermi perché stessi pensando a lui proprio in quel momento, dopo così tanti anni. 

Per chi voglia sapere di più su Emilio Traverso (1951-2007) consiglio di una visita al sito degli amici dell’organo QUI.

Vitali ed il giallo della controversa Ciaccona

Giallo?!

I titoli, si sa, a volte sono lanciati come succose esche per raccogliere il possibile nelle acque meno pescose. Tuttavia, lo confermo, quello della Ciaccona in G minore è un caso strano.

Se ne sente parlare in modo cospicuo solo nel 1867 quando il violinista tedesco Ferdinand David la pubblica nel suo Die Hoch Schule des Violinspiels, traendo spunto da un manoscritto pubblicato presso l’Archivio di Stato Sassone di Dresda.

Il manoscritto reca in testa “parte del Tommaso Vitalino” e quindi l’attribuzione a Tomaso Antonio Vitali (1663-1745), appare non così certa, a meno che non si giustifichi il diminutivo con il fatto che Tomaso Antonio fosse figlio del noto musicista Giovanni Battista Vitali, e quindi potesse esser chiamato Vitalino.

Naturalmente non c’è prova della cosa, inoltre David poi ci mette del suo, non limitandosi a qualche “aggiustamento”, ma realizzando una vera parte per pianoforte come continuo, ed ancora più variando la melodia del violino, apportandole un chiaro sapore romantico.

E se non bastasse questa Ciaccona in Sol Minore, basata sul  basso ostinato ‘sol-fa-mi♭-re’, tocca nelle sue modulazioni delle tonalità inusuali per il barocco, quali il Si Bemolle minore.

Insomma, siamo proprio certi che si tratti di un opera a cavallo del 1700? L’autore a cui viene  attribuita non è molto prolifico e innovativo, ed è più che altro noto per esser stato direttore dell’Orchesta della Corte Estense di Modena dal 1707 e per aver contribuito a fondare l’Accademia Filarmonica di Bologna?

Nel dubbio ascoltiamo la versione tratta dal manoscritto “Parte del Tomaso Vitalino” depositato presso la Sächsische Landesbibliothek Dresden, Mus. 2037/R/1.

Attilio Motzo al Violino barocco Fabrizio Marchionni  all’Organo con funzione di basso continuo.

Barocco? Posteriore?

Ora posso rivelarlo, recentemente è stato identificato il copista del manoscritto conservato a Dresda: si tratta di Jacob Lindner, che lavorava alla Hofkapelle di Dresda tra il 1710 e il 1730. Questa scoperta,s non avvalora l’attribuzione a Vitali, quantomeno ne conferma la datazione.

A partire dalla trascrizione di David, ne seguono svariate altre, prima fra tutte quella di Charlier, per violino e organo, ma ci piace qui presentare quella per orchestra di Ottorino Respighi del 1908.

Per chi volesse approfondire ce n’è per tutti i gusti: Heifetz che la portò al suo debutto a New York del 1920, oppure questa straordinaria di Oistrakh

Insomma, se vi incuriosisce cercate, cercate.

Ho ascoltato una trascrizione per viola di Arnold, un paio di esibizioni moderne e romantiche di Sarah Jang e un’interessante trascrizione coreana per settetto d’archi.

Volendo, di qualità video amatoriale, c’è una bella versione di Ughi per Orchestra.

Abbiamo risolto il giallo? I morti son tanti, non ci sono assassini e la Ciaccona è vivissima!

Design of the Universe

mapping

L’evento Mapping the Garden. Mapping the Sky, curato da Beth Vermeer, tenutosi a Firenze il 14 settembre, presso il Giardino dei Semplici ci ha lasciato l’appetito dell’approfondimento.

All’incontro hanno partecipato gli astronomi Alberto Righini, Emanuele Pace, Ruggero Stanga, Eleonora Bianchi, Barbara Olmi ed i poeti di GenovaVoci: Karoline Borelli, Carlo M. Marenco, Alberto Nocerino, Giovanna Olivari e Lidia Riviello.

Pittura, Botanica, Astronomia e Poesia ci sono parse tutt’altro che scollate, facendo parte, ciascuna a modo proprio, del grande disegno universale.

Ho chiesto alla curatrice Beth Vermeer di illustrare il sogno che sta dietro al suo instancabile lavoro. Queste le sue parole.

La mia passione per l’astronomia proviene dal fascino del fenomeno della luce. E il mio mestiere primario, l’architettura, è l’arte suprema di utilizzarla.

Adoro la Grecia non solo per il fatto che la nostra cultura è nata lì, ma perché la Grecia è il paese del sole, dove l’architettura e l’arte hanno generato una concezione del mondo diversa, in cui l’intera vita era orientata verso lo spazio all’aria aperta.

Quasi tutto ciò che conosciamo dell’universo è connesso allo studio della luce. Nel corso dei secoli gli scienziati hanno scoperto come le diverse lunghezze d’onda dello spettro elettromagnetico offrano una gamma di informazioni, che aprono una finestra verso l’universo. Si è così passati dal mito, ad esempio del Sole con la sua luce magnifica, allo studio della fisica, grazie anche alle grandi scoperte scientifiche, come l’invenzione del telescopio di Galileo.

La luce determina anche la mia geografia personale, non solo la morfologia delle piante e del paesaggio. La mia creatività dipende dall’esposizione al sole, detesto l’inverno, il freddo e le regioni del mondo dove regna la notte. Mio marito, fisico di professione e poeta per passione, mi ha insegnato di pensare in lambda. Quando le cose sono semplici, avvengono.

Come la dinamica della natura che dona gli elementi basilari per fare arte. Tra gli aspetti più emozionanti ci sono quelli del cielo, dall’alba al tramonto ed al firmamento stellato. Mentre gli astronomi combattono per sapere sempre di più dell’universo e della complessità infinita di strutture, attraverso lo studio della fisica e della matematica, le arti forniscono delle vie alternative di comprendere i fenomeni della natura in termini umani.

Per tutta la vita ho cercato il trait d’union tra la scienza e l’arte, spinta dal desiderio di ritrovare l’incantesimo prima del concetto newtoniano che separa l’uomo dalla natura. Così, un giorno quando la grazia dei dipinti di Fragonard cadeva dalle cornici negli angoli dei miei occhi, discutendo con mio marito a bassa voce la teoria della relatività, mi è venuta l’idea di fondare Design of the Universe, consapevole di poterlo fare, disegnare l’universo a modo mio. Figlia di Einstein correvo nel mio tempo libero sui prati di velluto rosso nella custodia del suo violino.

Per chi è rimasto affascinato da questo progetto avrà modo di approfondirlo a Genova nella prossima settimana.

mapping genova

Parte del grande lavoro di Beth si concretizzerà a Genova questa settimana all’interno delle GIORNATE EUROPEE DEL PATRIMONIO 2017 GENOVA EUROPEAN HERITAGE DAYS • LUOGHI DIFFUSI • VARIOUS SITES
THE ELYSIAN PLAINS • CAMPI ELISI
Alla ricerca del luogo ideale dove s’incontrano Natura e Cultura
Un progetto di Beth Vermeer, Design of the Universe
Si tratta di un programma ricchissimo in cui scienza ed arti si incontrano per quattro giorni dal 20 al 23 settembre.

Il programma completo, ricchissimo, è reperibile attraverso questo link programma campi elisi.

 

MAPPING THE GARDEN • MAPPING THE SKY

ORTO BOTANICO IL GIARDINO DEI SEMPLICI
Giovedì 14 settembre dalle ore 15.30
Evento collaterale alla mostra
Rose e foglie, su una linea di silenzio

mapping

MAPPING THE GARDEN • MAPPING THE SKY
a cura di Beth Vermeer

Partendo dai sensi, bambini e adulti possono esplorare forme, colori, odori del
Giardino e dei suoi elementi. Insieme a Meri Iacchi, artista fiorentina, creano
una grande mappa dell’inventario esistente attraverso le tecniche dell’arte e i
diversi materiali. Mapping the Garden è il nuovo laboratorio che racconta l’Orto
Botanico per immagini, realizzando una grande opera collettiva.

Dalle pratiche creative del Giardino si cambia alle osservazioni del Cielo.

Lo scienziato Alberto Righini, Università di Firenze, offre un suo intervento sull’importanza dell’astronomia per il ciclo dinamico della Natura. La serata si conclude con un incontro tra poeti e astronomi che esplorano l’universo adoperando linguaggi diversi ma complementari.

Due squadre maestre si confrontano interagendo con il pubblico per diffondere la scienza che incontra la poesia. Ruggero Stanga, Eleonora Bianchi, Barbara Olmi ed Emanuele Pace, forniscono una mappatura del cielo mentre Karoline Borelli, Carlo Michele Marenco, Alberto Nocerino, Giovanna Olivari e Lidia Riviello completano il disegno universale con poesie e testi tessuti di fiori e di stelle.

Il poeta con la chitarra.

Per i frequentatori di reading poetici Roberto Marzano è una garanzia: non ci si annoierà.

Il suo doppio ruolo di cantautore e poeta, armato di una fedele sei corde, gli consente di “vincere facile”: note e giochi di parole presto conquistano lo spettatore.

Smessa la veste di performer, ed indossata la vestaglia del poeta, Marzano scrive, scrive tantissimo, esplorando molteplici tecniche compositive, con il pensiero costantemente rivolto al fruitore della sua opera, sia esso lo spettatore od il lettore. I suoi libri ci appaiono così variegati, divertenti ed acuti.

Poeta strabordante, Marzano ci stupisce oltre che per la ripetutamente premiata qualità della sua opera, anche per la quantità delle sue composizioni: il suo ultimo libro M’illumino di Mensole (Matisklo Edizioni, 2016) contiene infatti oltre 150 poesie, di cui trovate QUI una selezione.

Buona lettura e… buon divertimento!

 

Κανϰα Κοινη

Il babau fa un salto in un terreno sconosciuto e si inoltra in un mondo musicale che dà grandissima rilevanza al testo, a cavallo tra Rap, Hip Hop e Slam Poetry.

Il passo è dunque breve, appena al di fuori dei nostri confini.

Presentiamo qui 3 video del mixtape Κοινη (Koinè) di Κανϰα (Canca), al secolo Giacomo Marenco.

La caratteristica dei mixtape è quella di inserire testi originali su musiche prese da internet.

Iniziamo con Piacere, l’unico vero video e brano iniziale del disco, che introduce l’ascoltatore al mondo di Canca. La strumentale utilizzata è The Cancel – Morning Cafe.

 

Seconda proposta è Svegliati cazzo un brano di particolare intensità che consiglio di ascoltare per una vena accorata e sincera. La strumentale utilizzata è Neat Beats – I hope I think of bike riding when I’m dying.

 

La terza proposta è Germania con la partecipazione di Flavio Tripaldi, che con Canca sta collaborando alla preparazione di un disco con musiche originali. La strumentale utilizzata per Germania è DJ Khaled – Jermaine’s Interlude (feat. J Cole).

 

Come avete avuto modo di verificare i pezzi toccano tematiche differenti, utilizzando atmosfere distanti tra loro, riuscendo tuttavia a mantenere una sostanziale riconoscibilità.

Ci saremmo mai addentrati in queste zone sconosciute se l’autore non fosse un parente stretto? Direi proprio di sì, dopo aver ascoltato i testi.

Per chi voglia approfondire la conoscenza, il canale Youtube si trova QUI

Una voce alla radio

Una nota su Facebook di Gianni Priano, mi riporta ad una trasmissione radiofonica locale degli anni 80 e ad un racconto ad essa ispirato, Sventolando le nostre bandierine, scritto da Maurizio Puppo nel 1988 e pubblicato su Il babau n. 12 nel Febbraio del 1994.

Nel racconto Puppo ricorda alcuni tra i brani ascoltati in questa trasmissione condotta da Umberto, fra essi Le strade di notte di Giorgio Gaber.

Non può, ovviamente, mancare Mina

Quanto al racconto di Maurizio, credo vada ripubblicato perché parte significativa della sua recherce letteraria.

Sono certo di farvi cosa gradita. Lo trovate QUI!