Intorno a Nico Orengo

Ripubblichiamo una conversazione che Il babau ebbe con Nico Orengo nel 1992.
Lo facciamo in occasione dell’incontro su Nico Orengo, “poeta della pagina e della vita” che si terrà domani, mercoledì 12 febbraio 2020, ore 17-19, presso la Biblioteca Universitaria di Genova. All’incontro parteciperanno Laura Guglielmi, Marco Cassini e i lettori di Genova Voci, Karoline Borelli, Alberto Nocerino, Paolo Paolini, Luca Valerio.

L’intervista, sicuramente datata, offre tuttavia degli interessanti spunti di riflessione su quanto è avvenuto al mondo letterario negli ultimi trentanni ed offre una finestra rilassata sull’Orengo giornalista e scrittore negli anni 90.
Ricordo ancora con piacere quel pomeriggio in cui io ed Eugenio Fici, andammo a trovare Orengo presso la sede torinese della Stampa, in Via Carlo Marenco, drammaturgo mio omonimo. Imparammo molte cose. L’intervista la trovate QUI.

Design of the Universe

mapping

L’evento Mapping the Garden. Mapping the Sky, curato da Beth Vermeer, tenutosi a Firenze il 14 settembre, presso il Giardino dei Semplici ci ha lasciato l’appetito dell’approfondimento.

All’incontro hanno partecipato gli astronomi Alberto Righini, Emanuele Pace, Ruggero Stanga, Eleonora Bianchi, Barbara Olmi ed i poeti di GenovaVoci: Karoline Borelli, Carlo M. Marenco, Alberto Nocerino, Giovanna Olivari e Lidia Riviello.

Pittura, Botanica, Astronomia e Poesia ci sono parse tutt’altro che scollate, facendo parte, ciascuna a modo proprio, del grande disegno universale.

Ho chiesto alla curatrice Beth Vermeer di illustrare il sogno che sta dietro al suo instancabile lavoro. Queste le sue parole.

La mia passione per l’astronomia proviene dal fascino del fenomeno della luce. E il mio mestiere primario, l’architettura, è l’arte suprema di utilizzarla.

Adoro la Grecia non solo per il fatto che la nostra cultura è nata lì, ma perché la Grecia è il paese del sole, dove l’architettura e l’arte hanno generato una concezione del mondo diversa, in cui l’intera vita era orientata verso lo spazio all’aria aperta.

Quasi tutto ciò che conosciamo dell’universo è connesso allo studio della luce. Nel corso dei secoli gli scienziati hanno scoperto come le diverse lunghezze d’onda dello spettro elettromagnetico offrano una gamma di informazioni, che aprono una finestra verso l’universo. Si è così passati dal mito, ad esempio del Sole con la sua luce magnifica, allo studio della fisica, grazie anche alle grandi scoperte scientifiche, come l’invenzione del telescopio di Galileo.

La luce determina anche la mia geografia personale, non solo la morfologia delle piante e del paesaggio. La mia creatività dipende dall’esposizione al sole, detesto l’inverno, il freddo e le regioni del mondo dove regna la notte. Mio marito, fisico di professione e poeta per passione, mi ha insegnato di pensare in lambda. Quando le cose sono semplici, avvengono.

Come la dinamica della natura che dona gli elementi basilari per fare arte. Tra gli aspetti più emozionanti ci sono quelli del cielo, dall’alba al tramonto ed al firmamento stellato. Mentre gli astronomi combattono per sapere sempre di più dell’universo e della complessità infinita di strutture, attraverso lo studio della fisica e della matematica, le arti forniscono delle vie alternative di comprendere i fenomeni della natura in termini umani.

Per tutta la vita ho cercato il trait d’union tra la scienza e l’arte, spinta dal desiderio di ritrovare l’incantesimo prima del concetto newtoniano che separa l’uomo dalla natura. Così, un giorno quando la grazia dei dipinti di Fragonard cadeva dalle cornici negli angoli dei miei occhi, discutendo con mio marito a bassa voce la teoria della relatività, mi è venuta l’idea di fondare Design of the Universe, consapevole di poterlo fare, disegnare l’universo a modo mio. Figlia di Einstein correvo nel mio tempo libero sui prati di velluto rosso nella custodia del suo violino.

Per chi è rimasto affascinato da questo progetto avrà modo di approfondirlo a Genova nella prossima settimana.

mapping genova

Parte del grande lavoro di Beth si concretizzerà a Genova questa settimana all’interno delle GIORNATE EUROPEE DEL PATRIMONIO 2017 GENOVA EUROPEAN HERITAGE DAYS • LUOGHI DIFFUSI • VARIOUS SITES
THE ELYSIAN PLAINS • CAMPI ELISI
Alla ricerca del luogo ideale dove s’incontrano Natura e Cultura
Un progetto di Beth Vermeer, Design of the Universe
Si tratta di un programma ricchissimo in cui scienza ed arti si incontrano per quattro giorni dal 20 al 23 settembre.

Il programma completo, ricchissimo, è reperibile attraverso questo link programma campi elisi.

 

MAPPING THE GARDEN • MAPPING THE SKY

ORTO BOTANICO IL GIARDINO DEI SEMPLICI
Giovedì 14 settembre dalle ore 15.30
Evento collaterale alla mostra
Rose e foglie, su una linea di silenzio

mapping

MAPPING THE GARDEN • MAPPING THE SKY
a cura di Beth Vermeer

Partendo dai sensi, bambini e adulti possono esplorare forme, colori, odori del
Giardino e dei suoi elementi. Insieme a Meri Iacchi, artista fiorentina, creano
una grande mappa dell’inventario esistente attraverso le tecniche dell’arte e i
diversi materiali. Mapping the Garden è il nuovo laboratorio che racconta l’Orto
Botanico per immagini, realizzando una grande opera collettiva.

Dalle pratiche creative del Giardino si cambia alle osservazioni del Cielo.

Lo scienziato Alberto Righini, Università di Firenze, offre un suo intervento sull’importanza dell’astronomia per il ciclo dinamico della Natura. La serata si conclude con un incontro tra poeti e astronomi che esplorano l’universo adoperando linguaggi diversi ma complementari.

Due squadre maestre si confrontano interagendo con il pubblico per diffondere la scienza che incontra la poesia. Ruggero Stanga, Eleonora Bianchi, Barbara Olmi ed Emanuele Pace, forniscono una mappatura del cielo mentre Karoline Borelli, Carlo Michele Marenco, Alberto Nocerino, Giovanna Olivari e Lidia Riviello completano il disegno universale con poesie e testi tessuti di fiori e di stelle.

La Voce della Memoria

Esistono cose che non vanno dimenticate.

Esistono forze che spingono affinché ogni cosa sia dimenticata.

Dimenticando cosa siamo stati non possiamo riconoscere negli altri il nostro sguardo di un tempo.

Per ridare voce alla memoria ripubblichiamo una intervista a Nuto Revelli, scrittore, prima ufficiale dell’esercito italiano nella seconda guerra mondiale e poi partigiano.

Questa intervista-conversazione che Eugenio Fici eseguì per Il babau nel 1993 non è legata in modo diretto all’Olocausto, ma parla di quegli anni di un’umanità fratta e quindi disumana.

E’ una testimonianza e quindi un monito.

Paraloup

Un altro Fo

Fo est

“Svelato il Mistero Buffo di Fo a Genova” potrebbe esser il titolo di questo post.“Come mai Dario Fo è sceso a Sestri Ponente?” si chiedeva dubbioso Alberto Repetti nel suo intervento precedente. Scenari politici o fantapolitici si celano dietro questa scelta? Ostracismi di partito? Alcuni accadimenti degli ultimi tempi in effetti potevano farlo pensare.

Non è andata così.

In nomen omen, è così Dario, di cognome Fo, è costretto a fare, fare, fare.

Irrefrenabile, ad 88 anni, scrive recita dipinge e viaggia, senza risparmiarsi.

E’ durante una conversazione con Gianfranco Margaroli, pittore e curatore di mostre, nonché sestrese, che nasce l’idea di allestire una mostra pittorica nella cinquecentesca sede dell’antico
Comune di Sestri Ponente, ora VI Circoscrizione “Medio Ponente” genovese.
Margaroli mi racconta di un Fo disponibile al fare, della semplicità e reattività di alcuni grandi, sorprendente per chi è abituato all’inamovibilità della burocrazia.
Scende dunque a Sestri Ponente una mostra di 22 dipinti di recente produzione in tecnica mista su tela, tavola e cartoncino.
Si tratta di opere diverse tra loro legate da un identico amore per il colore e per la
rappresentazione.

Fo ovest

 

Come scrive lo stesso Fo: ” Non c’è più differenza per me fra il  “pitturare”, disegnare e raccontare o interpretare un ruolo sulla scena. Quando, e mi accade spesso, nell’allestire uno spettacolo, mi ritrovo in crisi e non mi riesce di rimediare un ritmo o uno svolgimento consono a quello che vorrei raccontare, l’unica soluzione per me è procurarmi un grande foglio di carta, dei colori, penna e pennelli. Il tutto per segnare ritmi e figure che con sintesi e altri andamenti, raccontino in un’altra forma la storia in questione.”
Alcuni di questi disegni, dipinti, bozzetti diventano storyboard per illustrare la scena ai propri attori. Dello storyboard queste opere, tutte, hanno l’energia e la vitalità, la”presenza” di Fo, che il visitatore percepisce e porta via con sé.

Se ne avete la possibilità, accorrete alla mostra e, se proprio non potete acquistare un
dipinto, sono in vendita delle bellissime litografie, per lo più “di scena”,
ad un costo esiguo ed il cui ricavato finirà alla Onlus “Il Nobel per i disabili”.

Fo Litos

Lingue di un altro mondo

Hélène Smith Lingua Marziana

 

Temiamo l’Altro, ma ne siamo fortemente affascinati, per questo talvolta lo inventiamo, racchiudendolo in un microcosmo in cui ci è più facile controllarlo.

Per renderlo più plausibile siamo persino giunti ad inventarne la lingua: si parte del Marziano per arrivare al tlhIngan Hol (lingua Klingon) passando per il Quenya ed il Sindarin parlato nella Terra di Mezzo.

Le motivazioni sociologiche o, anche solo “spettacolari”, di quest’invenzione andrebbero analizzate a fondo e non è detto che non se ne parli in futuro.

Per ora, in occasione della pubblicazione della conversazione sul Grammelot con Dario Fo, ripresentiamo, a complemento, il saggio di Alberto Nocerino, L’invenzione linguistica tra Adamo e Dario Fo, che ripercorre la storia dei linguaggi altri, da Babele in poi, e che offre spunti innumerevoli per approfondimenti.

Un esempio delle strade percorribili è nell’immagine di testa di questo post: uno stralcio di scrittura automatica in Marziano della medium Hélène Smith, che, a cavallo tra ‘800 e ‘900, fu oggetto di studi da parte dello pisicologo Flournoy e del linguista De Saussure.

Ma non andiamo oltre, vi lasciamo ad intervista e saggio

Toren van Babel, Bruegel (circa 1565)

La Piccola Torre di Babele di Pieter Bruegel il Vecchio (1563)

La comprensibile babele

Pieter_Bruegel_the_Elder_-_The_Tower_of_Babel_(Vienna)_-_Google_Art_Project_-_edited

In un periodo di grande l’intolleranza verso l’Altro – ma c’è mai stato un periodo diverso da questo? – ci piace pubblicare un’intervista su una lingua altra: una lingua che non appartiene a nessuno ed è di tutti.

Una lingua che tutti possono comprendere ed apprezzare: il Grammelot.

Si tratta di una breve conversazione con Dario Fo, pubblicata nel giugno 1993 su Il babau n.10.

Questo è il link a GRRR… Grammelot.

E non è finita qui! 

L’immagine del post è La Grande Torre di Babele di Pieter Bruegel il Vecchio (1563).