Sono Giovanni e cammino sotto il sole

Theodor_Kittelsen,_Soria_Moria

Da sempre le fiabe sono il portale d’accesso al pensiero di un popolo. Primo approccio rappresentativo del mondo esterno alla famiglia, alla tribù, al clan, forniscono una sorta di imprinting comportamentale. Ad esse dobbiamo la formazione dei nostri primi modelli culturali e la definizione di ciò che è Bene e Male.

Spesso, soprattutto nel mondo occidentale, il Male è rappresentato come Altro, Nemico, Demone dal quale prendere le distanze, fuggire, ma anche da rifiutare e combattere.

L’adesione al modello esemplare soddisfa il nostro bisogno di sentirci nel giusto e, per estensione, dalla parte giusta. L’altro è fuori, al di là dei nostri confini, nell’ombra.

Ma quali fiabe raccontano gli uomini ombra? Questa domanda, fra molte altre, si è posta Grazia Paletta nel tentativo di rimettere le cose a posto.

Gli uomini ombra ai quali ha rivolto la propria attenzione sono uomini “altri” non per nascita o per cultura, ma per colpa: sono infatti ergastolani ostativi. Appartengono dunque al nostro mondo, ma da esso si sono esclusi. Per rispondere alla propria domanda Grazia ha voluto fare un primo grande passo: entrare nei luoghi in cui questi uomini neri sono rinchiusi. So che non è stato facile, ma alla fine è riuscita a stabilire un contatto, prima epistolare poi formativo, fornendo loro gli strumenti per scrivere, esprimersi, credere nel proprio cambiamento.

Sono Giovanni e cammino sotto il sole è la raccolta di fiabe che nasce da questo lavoro. E’ un tentativo di chiudere il cerchio, in cui il riscatto sia anche iniziazione. Altre volte invece è solo rivelazione di quanto è tenuto nascosto, sepolto.

Non è un lavoro concluso, tutt’altro, forse non potrà mai terminare, ma va fatto e bisognava che qualcuno iniziasse: “Quel meraviglioso ponte che immaginavo ancora non si è materializzato sotto i miei occhi, c’è solo questo libro, nato dallo scambio di centinaia di lettere, che forse andrà a porsi, mattone fra altri, nella sua costruzione”.

 

Da Sono Giovanni e cammino sotto il sole presentiamo due fiabe, scritte da due ergastolani, La Grande Quercia di Santo Barreca e La Nascita della Lira ad Arco di Claudio Conte.

Anche nell’ombra risiede la luce.

 

Sono Giovanni e cammino sotto il sole è edito da Loquendo Editrice (2014) che ringraziamo.

I proventi derivanti dalla del libro saranno devoluti all’associazione Fuori dall’Ombra.

Il dipinto di Theodor Kittelsen presente nel post ha titolo Soria Moria (1900).

Il Libro Rosso

Post musicale del mercoledì.

Molto indietro nel tempo: fine del XIV secolo. Luogo: Abbazia di Montserrat in Catalogna.

Qui i monaci benedettini raccolgono canti, danze e contenuto liturgico vario in un manoscritto di 172 fogli. Lo scopo è quello di tramandare quanto perviene loro dal passato, ma anche quello di intrattenere i molti pellegrini che arrivano numerosissimi.

Con il tempo 35 fogli si perdono, oltre ai pellegrini giungono le truppe napoleoniche che saccheggiano ed incendiano, quel che rimane è questo libro rilegato in rosso nel XIX secolo, contenente una dozzina di pagine di una musica straordinaria. I testi sono in catalano, occitano e latino e, ovviamente, gli autori sono anonimi.

Vi presento qui Stella splendens in monte tratta dall’album LLibre Vermell de Montserrat di Jordi Savall (1979, rem 1989).

https://youtu.be/ZoxO8Gse5os

La parte letteraria del post è il testo del canto.

Sequitur alia cantilena ad trepudium rotundum:
Stella splendens in monte ut solis radium miraculis serrato exaudi populum.
Concurrunt universi gaudentes populi
divites et egeni grandes et parvuli
ipsum ingrediuntur ut cernunt oculi
et inde revertuntur gracijis repleti.
Principes et magnates extirpe regia
saeculi potestates obtenta venia
peccaminum proclamant tundentes pectora
poplite flexo clamant hic: Ave Maria.
Prelati et barones comites incliti
religiosi omnes atque presbyteri
milites mercatores cives marinari
burgenses piscatores praemiantur ibi.
Rustici aratores nec non notarii
advocati scultores cuncti ligni fabri
sartores et sutores nec non lanifici
artifices et omnes gratulantur ibi.
Reginae comitissae illustres dominae
potentes et ancillae juvenes parvulae
virgines et antiquae pariter viduae
conscendunt et hunc montem et religiosae.
Coetus hic aggregantur hic ut exhibeant
vota regratiantur ut ipsa et reddant
aulam istam ditantes hoc cuncti videant
jocalibus ornantes soluti redeant.
Cuncti ergo precantes sexus utriusque
mentes nostras mundantes oremus devote
virginem gloriosam matrem clementiae
in coelis gratiosam sentiamus vere

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Genova – København Andata e Ritorno

Magdalene Bärens Melon embroidery on fabric, mounted on cardboard  1700's

C’è del marcio in Danimarca?

Secondo Marcello sì (Amleto, Atto I, Scena IV) ma anche secondo The Killing (Forbrydelsen), serie TV danese del 2007, nella quale si scopre che il malcostume della politica e l’inefficienza delle istituzioni sono diffuse anche da quelle parti.

Noi, in tutta franchezza, non l’avremmo proprio detto, quel paese ci era sempre parso esempio di rara civiltà.

Al solito tendo a divagare, tutto il mondo è paese, pur nella diversità.

Ritorniamo al punto: questo primo post di maggio è italo-danese ed è dedicato all’eclettica Karoline Borelli, poetessa versatile e curiosa.

Inutile dire che è ospitata in queste pagine perché ci piace il suo variare temi e tecniche compositive. Se, per altri, l’identità poetica e la riconoscibilità sono un pregio, quel che rende interessante Karoline è l’imprevedibilità: il lettore non sa mai cosa aspettarsi.

Tranne l’inaspettato, ovviamente.

Le poesie presenti nella pagina Specchi appartengono ad umori e momenti diversi, alcune presenti nel suo blog, altre inedite.

La immagini di questo post, appartengono a Magdalene Margrethe Bärens (30/10/1737 – 6/06/1808) prima artista professionista danese, mentre la pagina di Karoline vi introdurrà ad Agnes e Harold Slott-Møller, coniugi pittori danesi a cavallo del 1900.

Per chi avesse mancato tutti i link precedenti, Specchi si trova QUI.

Chi cerca trova… potrebbe esserci una Ghost Page! 

 

Magdalene Margrethe Barens-korg med blomster

ドア 喜多郎 俳諧

Nuovo post musicale del mercoledì dedicato all’estremo oriente asiatico ed al medio ponente genovese.

La musica di 喜多郎 Kitarō (Masanori Takahashi) ad introdurre la parte due degli 俳諧 Haikai in lingua genovese di Alessandro Guasoni.

Due proposte per Kitarō.

La prima è il tema principale della colonna sonora del film Heaven & Earth di Oliver Stone 1993, presentata qui in una versione lunga ed un video di non grande qualità, ma tratto dal film.

Film e colonna sonora vinsero il Golden Globe in quell’anno.

https://youtu.be/Hef0ilIKpOI

La seconda ha un valore affettivo: si tratta infatti di Earth Born brano iniziale di Silver Cloud (1983), l’unico disco che riusciva a far addormentare mio figlio neonato nei momenti critici.

Gli amanti della musica “movimentata” storceranno dunque il naso: Kitarō non è per loro, tutti coloro che hanno grande pazienza o dei figli piccolissimi, al contrario, mi ringrazieranno di cuore.

https://youtu.be/Lu2kuZAYggw

Ancora una volta al Giappone associamo Alessandro Guasoni presentando la seconda parte dei suoi 俳諧 Haikai.

Anche questo mondo è estremamente lontano a quello della cultura corrente occidentale, ma non per questo è meno prezioso.

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Buon Compleanno Antonio Vivaldi!

Post musicale del mercoledì obbligato.

337 anni fa, il 4 marzo 1678 nasceva Antonio Vivaldi.

La proposta, non notissima, ma estremamente godibile è il suo Concerto in sol maggiore per 2 mandolini ed archi, RV532.

La versione presentata è quella dell’ensemble Europa Galante sotto la direzione di Fabio Biondi, con Giovanni Scaramuzzino e Sonia Maurer ai mandolini.

Tanta levità e gioia non potevano che suggerire Il Paese dell’Arcobaleno di Anna Musi, una dolcissima favola apparsa su Il babau n. 2, se ben ricordo, vincitrice di uno dei primi Premi Andersen.

Amarilli o della seconda pratica

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Il primo amore non si scorda mai, sia che si chiami Amarilli o meno.

Ma la pratica? E’ meglio la prima pratica o la seconda? Quale ci rimane indelebilmente impressa? E soprattutto: è un tema ancora attuale?

Ehm… forse sono andato troppo oltre.

Ricominciamo.

Post musicale del mercoledì.

Tutto nasce dall’ascolto di un madrigale di Claudio Monteverdi (1567-1643).

Monteverdi compone la musica sui versi sciolti di Cruda Amarilli di Battista Guarini (1538-1612), noto drammaturgo e poeta, autore del Pastor Fido.

I versi sono noti e Luca Marenzio (1553-1599), il più noto madrigalista del suo tempo, ne ha già fornito una versione pubblicata nel 1595.

Il madrigale di Monteverdi viene dato alle stampe , alcuni anni dopo, nel 1608, prima composizione del V libro dei Madrigali.

E’ un madrigale importante perché, già prima della pubblicazione, viene fatto oggetto di critiche profonde da parte di Giovanni Maria Artusi nel suo Delle Imperfezioni della Moderna Musica, seconda parte, del 1603. Monteverdi risponderà alle critiche proprio nella prefazione del V Libro.

E’ una disputa tra lo stile codificato da Gioseffo Zarlino, maestro di Artusi, e uno in cui le dissonanze sono più libere, di cui Monteverdi è alfiere, è la lotta tra prima pratica e seconda pratica, tra stile antico e stile moderno.

In questa sfida interviene anche Giulio Caccini (1550-1618) che con Le Nuove Musiche nel 1601 contribuisce al passaggio dal madrigale di genere polifonico a quello di genere monodico. Anche Caccini canta Amarilli, ma qui non è più cruda…

Sono passati oltre quattrocento anni dal tempo della disputa e son lieto di poter ugualmente apprezzare lo stile antico di Palestrina e quello moderno di Monteverdi.

E’ per forza necessaria una scelta? Va necessariamente buttato giù qualcuno dalla torre, o si può portar con sé tutto quanto c’è di bello?

Un dubbio, comunque permane. Di quale Amarilli stiamo parlando? Di quella cantata da Virgilio, del fiore che da ella prese il nome, o della Amarilli Etrusca?

In questa pagina, curiosando e cliccando, non troverete forse la risposta, ma nuovi spunti ed anche un racconto che della febbre di questo viaggio è la conseguenza.

Chi cercatrova

Non è detto rimanga sempre contento!

 

La Musica delle Sfere

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Il tema della musica delle sfere è, almeno per me, di straordinario interesse, attraversando la storia del pensiero umano per un paio di millenni, da Pitagora a Keplero. Il sapere umano tutto viene chiamato in gioco: Musica, Matematica, Filosofia, Astronomia, Cosmogonia…

Insomma, se la materia vi è nuova, lanciando la ricerca in internet, ed avendo voglia di approfondire, c’è di che perdersi.

Ovviamente c’è anche il rischio di far di tutta l’erba un fascio, come di solito avviene nella spettacolarizzante cultura americana, così portata al DanBrownismo, ma penso che il gioco possa valere la candela.

Al solito, getto il sasso e nascondo la mano, ogni post è un portale, il percorso oltre ad esso è tracciato da voi.

E’, peraltro, anche vero che ogni post è ispirato da una proposta letteraria o musicale.

In questo caso si tratta di una bella pagina di Pietro Pancamo, Serafino preposto al coraggio, che sfiora il tema della musica delle sfere con grande levità.

Pietro Pancamo è un autore poliedrico, se volete saperne di più, qui trovate la SCHEDA, e qui il racconto Serafino preposto al coraggio.

Quanto alle immagini del post, quella di testa è L’armonica nascita del mondo, rappresentata da un organo cosmico, in Musurgia Universalis di Athanasius Kircher, 1650, quella di coda è tratta dal Practica Musicae di Franchino Gaffurio, 1496.

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Djagilev e Nijinsky: Djagilijinsky il diario di una primavera

diaghilev

 Djagilev, Nijinsky e Stravinskij

Quella di Nijinsky e Djagilev è una storia complessa ed affascinante sorta nell’epicentro di un terremoto culturale, nella Parigi degli anni che precedettero la prima guerra mondiale.

Iniziò nel 1909, il trentasettenne Djagilev era l’impresario artistico del momento, aveva appena fondato i Ballets Russes, affidati al grande coreografo Fokine, mentre il diciannovenne Nijinsky era una stella accecante che si palesava. Fu un amore spesso tempestoso che durò quattro anni, fino al 1913, anno nel quale NiJinsky, al culmine della carriera, approfitta di un tour in Sudamerica per sposarsi a Buenos Aires con la contessa ungherese Romola de Pulszky.

Per capire quanto grande fosse la fama del ventitreenne Vaslav basti dire che il 29 maggio di quell’anno era stato protagonista e coreografo della prima rappresentazione de Le Sacre du Primtemps di Stravinskij. La scelta del matrimonio lo porta alla rottura, anche artistica, con il suo mentore. E’ quasi un rotolare a precipizio per sei anni fino a quel 1919, in cui scrive i tre quaderni noti e pubblicati come Diari, ed in cui gli venne diagnosticata la schizofrenia, che di fatto sancirà la sua fine.

Dei Diari abbiamo fatto menzione nel post di ieri, dedicato, musicalmente, alla riedizione filologica di quella prima rappresentazione della Sagra della Primavera, e, letterariamente, alla rivisitazione dei Diari da parte di Peter De Ville: Djagilijinsky.

Il post di ieri ci offriva Nijinsky rivisitato, quello di oggi ce lo mostra all’opera

http://youtu.be/Vxs8MrPZUIg

 

Quella di Nijinsky e Djagilev è una storia dai molti personaggi di grande rilievo. Mi sono divertito qui sotto a citarne solo alcuni. 

Vaclav Fomič Nižinskij (Вацлав Фомич Нижинский, traslitterato anche come Vaslav Fomich Nijinsky, Nijinski oNijinskij; in polacco: Wacław Niżyński) (Kiev, 12 marzo 1890 – Londra, 8 aprile 1950) danzatore e coreografo

Sergej Pavlovič Djagilev, detto Serge (in russo: Сергей Павлович Дягилев; Selišči, 31 marzo 1872 – Venezia, 19 agosto1929) impresario teatrale

Igor’ Fëdorovič Stravinskij (in russo: Игорь Фёдорович Стравинский; Lomonosov, 17 giugno 1882 – New York, 6 aprile1971) compositore

Michel Fokine, nato Michail Michajlovič Fokin (in russo: Михаил Михайлович Фокин; San Pietroburgo, 26 aprile 1880 –New York, 22 agosto 1942) danzatore e primo coreografo dei Ballets Russes

Anna Pavlovna Pavlova in russo: Анна Павловна Павлова (San Pietroburgo, 12 febbraio 1881 – L’Aia, 23 gennaio 1931) etoile dei Ballets Russes

Nikolaj Konstantinovič Roerich in russo: Николай Константинович Рерих (San Pietroburgo, 10 ottobre 1874Kullu, 13 dicembre 1947pittore, antropologo, diplomatico, archeologo, poeta, scenografo e costumista (Sagra della Primavera)

Léon Bakst, pseudonimo di Lev Schmule Rozenberg; oppure in versione russa Lev Samojlovič Rosenberg (Grodno,10 maggio 1866 – Parigi, 28 dicembre 1924) pittore, scenografo ed illustratore

Claude-Achille Debussy (Saint-Germain-en-Laye, 22 agosto 1862 – Parigi, 25 marzo 1918) compositore (Il Pomeriggio di un Fauno)

Pablo Diego José Francisco de Paula Juan Nepomuceno María de los Remedios Cipriano de la Santísima TrinidadMartir Patricio Ruiz y Picasso, semplicemente noto come Pablo Picasso (Málaga, 25 ottobre 1881 – Mougins, 8 aprile 1973) pittore (allestimento e costumi per Djagilev)

Jean-Bertrand Redon, meglio conosciuto come Odilon (Bordeaux, 20 aprile 1840 – Parigi, 6 luglio 1916) pittore (allestimento e costumi, insieme a Bakst in Il Pomeriggio di un Fauno)

Nijinsky_Diaghilev_Benois_Stravinsky_Beausoleil_c1912

The Russian Affair

Post musicale del mercoledì estremamente impegnativo, ma anche di grande soddisfazione, se troverete il tempo da dedicargli.

Si parte con Igor Stravinsky – Le Sacre du Printemps – Vaslav Nijinsky-Version 1913 – Ballett Mariinski-Theater, una versione filologica che presenta il balletto così come danzato dal grande Vaslav Nijinsky

Il nome Nijinsky è, letterariamente, legato ai suoi interessantissimi Diari, editi in italiano da Adelphi.

Noi ne presentiamo una versione, rivisitata da Peter De Ville, già pubblicata nel babau n.15 ed ora da me ritradotta. Djagilijinsky.