Tityre, tu patulae recubans sub tegmine fagi
siluestrem tenui musam meditaris auena:
nos patriae finis et dulcia linquimus arua.
nos patriam fugimus: tu, Tityre, lentus in umbra
formosam resonare doces Amaryllida siluas. (…)
Titiro, tu riposando alla cupola vasta di un faggio, mediti un canto silvestre sulla sampogna leggera; noi lasciamo i confini, lasciamo le dolci campagne, noi fuggiamo la patria: tu, Titiro, placido all’ombra, insegni ai boschi a riecheggiare del nome della bella Amarillide (…)
Virgilio, Le Bucoliche, Prima Egloga, 38 a.c., circa
[…] dubbio, comunque permane. Di quale Amarilli stiamo parlando? Di quella cantata da Virgilio, del fiore che da ella prese il nome, o della Amarilli […]