
Temiamo l’Altro, ma ne siamo fortemente affascinati, per questo talvolta lo inventiamo, racchiudendolo in un microcosmo in cui ci è più facile controllarlo.
Per renderlo più plausibile siamo persino giunti ad inventarne la lingua: si parte del Marziano per arrivare al tlhIngan Hol (lingua Klingon) passando per il Quenya ed il Sindarin parlato nella Terra di Mezzo.
Le motivazioni sociologiche o, anche solo “spettacolari”, di quest’invenzione andrebbero analizzate a fondo e non è detto che non se ne parli in futuro.
Per ora, in occasione della pubblicazione della conversazione sul Grammelot con Dario Fo, ripresentiamo, a complemento, il saggio di Alberto Nocerino, L’invenzione linguistica tra Adamo e Dario Fo, che ripercorre la storia dei linguaggi altri, da Babele in poi, e che offre spunti innumerevoli per approfondimenti.
Un esempio delle strade percorribili è nell’immagine di testa di questo post: uno stralcio di scrittura automatica in Marziano della medium Hélène Smith, che, a cavallo tra ‘800 e ‘900, fu oggetto di studi da parte dello pisicologo Flournoy e del linguista De Saussure.
Ma non andiamo oltre, vi lasciamo ad intervista e saggio…

La Piccola Torre di Babele di Pieter Bruegel il Vecchio (1563)