Il post musicale del mercoledì è dedicato a The Park, formazione mod genovese, dal sound così sorprendentemente britannico che Radio Woking li trasmette ogni settimana.
Di più, al solito, non dirò, vi basti sapere che, ascoltato un brano, ho voluto ascoltare tutta la loro produzione.
Quanto al post letterario collegato, si tratta di una riproposta: Arnold Bennett’s Days di Peter De Ville, un autore inglese che ha vissuto a lungo a Genova.
Questo post offre molti spunti possibili: la cultura mod, The Park, Peter De Ville, Arnold Bennett (1867 – 1931) ed H.G. Wells (1866 – 1946); spero almeno uno abbia solleticato la vostra curiosità.
Nuovo post musicale del mercoledì dedicato all’estremo oriente asiatico ed al medio ponente genovese.
La musica di 喜多郎 Kitarō (Masanori Takahashi) ad introdurre la parte due degli 俳諧 Haikai in lingua genovese di Alessandro Guasoni.
Due proposte per Kitarō.
La prima è il tema principale della colonna sonora del film Heaven & Earth di Oliver Stone 1993, presentata qui in una versione lunga ed un video di non grande qualità, ma tratto dal film.
Film e colonna sonora vinsero il Golden Globe in quell’anno.
La seconda ha un valore affettivo: si tratta infatti di Earth Born brano iniziale di Silver Cloud (1983), l’unico disco che riusciva a far addormentare mio figlio neonato nei momenti critici.
Gli amanti della musica “movimentata” storceranno dunque il naso: Kitarō non è per loro, tutti coloro che hanno grande pazienza o dei figli piccolissimi, al contrario, mi ringrazieranno di cuore.
E, l’elegia Ye Sacred Muses composta da William Byrd per la morte di Tallis
Ye sacred Muses, race of Jove, whom Music’s lore delighteth, Come down from crystal heav’ns above to earth where sorrow dwelleth, In mourning weeds, with tears in eyes: Tallis is dead, and Music dies.
Si va a Tokio, ma prima passiamo da Portland, Oregon, in un viaggio indietro nel tempo.
Perché proprio Portland?
Perché qui nel 2005 un gruppo dal nome Grails pubblica una cover della parte III di Satori della Flower Travellin Band, all’interno del proprio nel mini album Interpretations of Three Psychedelic Rock Songs From Around The World.
Questa rivisitazione americana ha sicuramente un taglio adattato al gusto del tempo ed è qui presentata con un video giapponese che la valorizza appieno.
Sentita la versione breve dei Grails, puntiamo direttamente all’altro lato dell’Oceano Pacifico ed atterriamo nel Giappone del 1971.
Qui la Flower Travellin’ Band (フラワー・トラベリン・バンド) ha appena pubblicato un vero classico del rock nipponico, suddiviso in cinque parti, Satori, per l’appunto.
E’ una proposta forse per amanti della musica anni ’70, un ritrovarsi per alcuni, una scoperta per altri, certo una curiosità per i più.
A voi.
Di tutt’altro genere la proposta letteraria, collegabile a quella musicale per il titolo di origine nipponica: 俳諧 Haikai
A voi gli Haiku in lingua genovese di Alessandro Guasoni, curiosamente più vicini alla nostra immagine della cultura giapponese rispetto al rock nipponico dal sapore anglosassone, ma questo è un post di contrasti.
Non rimanete sulla soglia, al di là di essa, culture forse poco note, ma ricchissime.
Titolo per attirar i santi bevitori, gli assetati viaggiatori, i curiosi navigatori.
Ma no, non si tratta del celeberrimo vino di Montefiascone e della sua leggenda risalente al 1111.
Bensì di un Est tra le righe, un Eastward, un import-export, un risuonar di note e voci.
Mettiamo un punto fisso: Georg Philipp Telemann, Concerto in Mi minore TWV 52:e1 per Flauto Dolce, Flauto Traverso ed Orchestra.
L’autore contemporaneo di Bach ed Händel, notissimo nel suo tempo, fondatore nel 1728 del primo giornale di musica tedesco, è stato a lungo sottovalutato. Male, perché alcune delle sue composizioni sono straordinariamente moderne, per il tempo, e tuttora coinvolgenti.
Questo concerto, bellissimo all’ascolto, presenta un paio di elementi di interesse anche per i profani. Il primo è il dialogo tra il vecchio ed il nuovo, tra il flauto dolce (recorder) ed il flauto traverso a cui cederà il posto da lì a venire. Il secondo è la ragione del titolo, il profumo di Est, presente nella danza slava del quarto movimento, Presto.
Questa non è forse la migliore versione, ma ha il vantaggio di presentare lo spartito.
Una versione alternativa del quarto movimento, molto coinvolgente, nonostante la scarsa qualità video è questa di Spinosi, veloce il giusto… quindi velocissima!
Il testo letterario collegato non poteva che essere un altra composizione eastbound e ricca di influssi e sonorità diverse. Entriamo nel mondo di Alberto Nocerino e del suo Diario di Medana. E’ un mondo poliforme, plurilinguistico, fonosimbolico, estremamente vivo.
Post musicale atipico ed un po’ sofferto: vuoi perché è giovedì e non mercoledì, come dovrebbe, e vuoi perché la scelta è stata più ardua del solito.
Si tratta dei Pavlov’s Dog, gruppo nato nel 1972 a St. Louis: se la strumentazione è anomala (c’è persino un vitar) la voce è una delle più sorprendenti del rock: David Surkamp.
Il primo loro lavoro, del 1975, si intitola Pampered Menial, e propone un’improbabile mistura di generi musicali, etichettata in modo approssimativo “progressive”.
La difficoltà della scelta sta tutta qui, a loro modo i primi due dischi sono straordinari ed il scegliere un solo brano è riduttivo. I Pavlov’s Dog andrebbero sentiti e risentiti perché ogni nuovo ascolto potrebbe rivelarvi qualcosa di nuovo.
Da questa difficoltà esco barando un poco, proponendo due brani agli antipodi, la ruvida Song Dance e la dolcissima Julia, spero vi invoglino ad andar oltre, c’è molto altro…
337 anni fa, il 4 marzo 1678 nasceva Antonio Vivaldi.
La proposta, non notissima, ma estremamente godibile è il suo Concerto in sol maggiore per 2 mandolini ed archi, RV532.
La versione presentata è quella dell’ensemble Europa Galante sotto la direzione di Fabio Biondi, con Giovanni Scaramuzzino e Sonia Maurer ai mandolini.
Tanta levità e gioia non potevano che suggerire Il Paese dell’Arcobaleno di Anna Musi, una dolcissima favola apparsa su Il babau n. 2, se ben ricordo, vincitrice di uno dei primi Premi Andersen.
Post musicale del mercoledì, incredibilmente di mercoledì…
Il tema è quello dell’alba: alba come sorgere del sole, ma anche come rinascita.
La proposta musicale è Sunrise in the Third System dei Tangerine Dream, tratto dall’album Alpha Centauri del 1971… agli albori della musica elettronica tedesca.
La proposta letteraria associata è un racconto di Elena Agostini, pubblicato nel babau n.13: Alba, questa volta il nome femminile.
Si tratta di proposte formalmente molto distanti, legate dal tema del risorgere, o sorgere nuovamente, dell’essere una nuova Alba.
Il brano musicale, non di ascolto immediato, è in questa pagina. Il racconto è qui. Vale la pena di leggerlo.
Sono passati oltre quattrocento anni dal tempo della disputa e son lieto di poter ugualmente apprezzare lo stile antico di Palestrina e quello moderno di Monteverdi.
E’ per forza necessaria una scelta? Va necessariamente buttato giù qualcuno dalla torre, o si può portar con sé tutto quanto c’è di bello?
In questa pagina, curiosando e cliccando, non troverete forse la risposta, ma nuovi spunti ed anche un racconto che della febbre di questo viaggio è la conseguenza.
Per questa ragione era necessaria una proposta “oltre”!
“Oltre”, al di là degli schemi, fuori sincrono rispetto al proprio tempo, la proposta non poteva che essere il Quartetto per Archi n.14 in Do Diesis minore, Op n. 131 di Ludwig Van Beethoven, presentato qui nella versione dello Jasper String Quartet al Soka Performing Arts Center
Il testo letterario proposto è il mio vecchio racconto breve “La Misura“.
Supponendo che a nessuno interessino le ragioni di questo accoppiamento, le tacerò…