Diario di Medana – di Alberto Nocerino

noce

Trenta lirette per la gelsa volta,

trenta parole d’ogni lingua sciolta:

sotto alla foglia d’argento, e verde,

canta stranijero per chi t’ascolta.

 

 

 

I

Gasoline Jukebox

 

Ai Pandita[1] affonderai!

in solària padània[2] da traversar d’agosto,

con l’oculo fritto fra i piòppuli e il Pò:

“Slavinerò in un attimo,

al Meeeedanaaaaa Festival della Goriška Brda[3]

galoppa galoppa radiolante Panda

che nella piana trìbuli[4],

e fondi spandi spendi,

con in mente un gran piano,

un gran pieno”

 

II

El bueno burgo

 

Nel barrio borgo bourg

Bürger, Medianaborough, Hamletborg[5]

“No big boring Burgies, Boïco[6]!…”

“…but gnamming cheese ham butter jam, Jorge[7]!…”

BRDA connection,

BURP connection,

trying to wipe my wide alekswine[8]

(wise)

“Or via da me, l’immenso vino!”

(il lirico, Luciano Paironetto[9])

(saggio, non più assaggio,

no more tasting alekswine, for a while).

And listen to.

 

III

EnJoycevoi(x)   [in’Joisevuà] – 1

 

In the night f/l-ights

– no(t)te.voli –

bees fees geese peas

green silver leaves

shining leaves

(to leave, not to live)

“Troppa inglise kwui!”[10]

Tres (trois) anglais ici, parbleau, Monsieur!

No English people hier, nur[11] zwei Irishes,

and one little Jankee (Pens’Ilvania)…[12]

St. Mulberrytree[13] protege palabras!

O geloso gelso del patio,

yu, Amirànte[14] palabras….

aggrappàti al libro (‘gràppati)[15]

(palabratico libra colibrì)

una libbra de palabra serba[16],

ein Kilo from a Wörterbuch,

dictionnaire – un petit peu – universel

(sinché aurora luce[17])

 

IV

Stanza’s babelbaloons

(ovvero, Dialoghi notturni e poliglotti in stanza)

 

– What’s rallying so quickmickeysquirrelling upon my head?

– Cazz’ lo mena ‘sto topocorrente, squick squick sulla mia crapa?-

– Est-ce que tu veux dire?[18]

Νουμενοσ. Σατανασσοσ. τανατοσ. ταλασσα. αποτροπαικοσ![19]

– Ma parli greco?

– No. Più glauco[20], glosso in glagolitico [21].

– ronfo russo / ronfo russo / sonno sonno / (summum somnum)…

 

V

EnJoycevoi(x) [in’Joisevuà] – 2

 

Sistemassero un po’ meglio,

sotto il gelso [mulberrytree]

viso d’alešprofetico[22] in umbra,

(alto, è alto, il treppiede del microfono)

cinque poeti – et.esse – andalu[s]i [23]

(delusi elusi elisi lisi?: “Nao, obrigado!”[24])

(but a woman in the darkness,

su una sedia secca

fra le quinte assenti,

in the backstage

madrepoetica ro[z]marina).[25]

 

VI

(5p x 5s) + xp = 25ps + xp

 

Cinque poeti – et.esse – per sera (e forse più).

che io parlai con

(parlai parlai, abbastanza mai)

/non parlai con….

 

Es. 1 :

Bosnia poeta

James Dean-like

from Sarajevo,

solo solo

bosnia-dark-speaking,

seduto al tavolo a fianco,

in silenzio, in silenzio sarvægo[26],

(e senza nome)

l’universo di traverso.

 

Es. 2 :

From Eastonia to Dante’s Jama[27]

(she translates Triin-poems[28])

bare-footed mermaid

scalza sirena

sottile azzurra

(come un ruscello

si perde nel verde).


nocef

Note al testo

[1]    Pandita :  affettuoso diminutivo per la Panda Fiat dell’A.

[2]   padània : la pianura Padana, nella sua identità fisica e culturale (termine già adottato dall’A. che ne difende l’uso senza connotazioni politiche o partitiche)

[3] Goriška Brda: regione intorno a Dobrovo (Castel Dobro), poco lontano da Gorizia, dove si producono i migliori vini sloveni

[4]   trìbuli : soffri (dal genovese tribulare)

[5]    Hamletborg : come sostantivo, in inglese hamlet significa ‘piccolo gruppo di case di campagna’

[6]    Boïco : Boïco Lambovski, poeta bulgaro un po’ grasso, molto simpatico

[7]    Jorge : Jorge Riechmann, poeta eco-sindacalista ispano-tedesco, di viso vagamente giapponese, marito della rapinosa Natividad, psicoanalista madrilena

[8]    alekswine : vino di Aleks Klinec di Medana (Goriška Brda), singolare figura d’ artista, vinaiolo, sfama poeti

[9]    Luciano Paronetto : poeta di Vittorio Veneto. Emule del tenore suo   paronomastico, appassionato di vino e di funghi, insegnò ai  medanici un classico della musica popolare italiana: Quel mazzolin di fiori.

[10] Immaginario poeta tedesco stufo di parlare inglese (e ogni altra lingua)

[11]   nur : soltanto (tedesco)

[12] Allusione ai dublinesi Justin Quinn e David Wheatley, e ad Andrew Zawacki (Warren, PA –

USA)

[13] mulberrytree : gelso (inglese), al centro del cortile luogo di letture poetiche a Medana

[14] Riferimento ad Amiran Svimonishvili, giovane e misterioso poeta georgiano che canta canzoni napoletane e Bella ciao

[15]   Non solo vino a Medana, anche grappa

[16]  Si ricordino gli occhi neri della poetessa Ana Ristovic (Beograd, Yugoslavia)

[17]  Si ricordino gli occhi luminosi della poetessa Aurora Luque (Málaga, Spagna)

[18] Souvenir per l’ermenauta Dimitri Laurent (Lille, Francia) che, insieme al georgiano Amiran, fece il bagno nudo vicino alla Grotta di Dante (v. nota  28)

[19] Grammelot greco. Satanassos (Satanassos) evoca Thanassis Hadjiopoulos, poeta e psichiatra infantile di Atene

[20]  glauco : ceruleo, nel senso del greco glaukós, ‘brillante’, prima che venisse ad indicare un colore (come nell’Iliade)

[21]  glagolitico: il più antico alfabeto slavo (dallo slavo glagolu, ‘suono. , parola’),  inventato dai SantiCirillo e  Metodio, per i latini incomprensibile come l’alfabeto georgiano di Amiran (v. nota 15)

[22]  Allusione a Aleš Šteger, glauco (brillante e ceruleo – v. nota 16) organizzatore  e presentatore delle serate del Medana Festival

[23]  [s] è da leggersi come  ‘esse’ sorda, alla spagnola

[24]  nao, obrigado : no, grazie (portoghese). Citazione di un adesivo anti-fumatori sulla Panda dell’A., comprato a Lisbona nell’estate del 1995.  Un saluto a Paulo Teixera che in quella città vive (e fuma ?).

[25]  [z] è da leggersi come ‘esse’ sonora

[26]  sarvægo : selvatico (genovese)

[27]  jama: grotta (sloveno). La Grotta di Dante si trova vicino a Sottolmino: profonda forra, umida e fumigante meta per il medanico gruppo poetico in tour turistico (by bus).

[28] Triin-poems : un saluto a Triin Soomets, poetessa estone dal nome apparentemente onomatopeico

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Intorno al Diario di Medana di Alberto Nocerino

 Ogni poesia ha una sua storia… figurarsi un testo che si chiama ‘diario’! E questo Diario di Medana credo abbia bisogno di una presentazione, anche per il suo riemergere da quel che ormai è un passato abbastanza lontano. Dal 25 al 30 agosto del 1997 fui invitato al festival di poesia di Medana in Slovenia, alle Giornate della poesia e del vino ovvero alle Dnevi Poesje in vina, nate nel 1995 in onore del poeta Alojz Gradnik (Medana,  1882 – Lubiana 1967) di padre sloveno e madre italiana, noto per aver ben tradotto nel 1954 il canzoniere di Francesco Petrarca. Medana è una località vicino a Gorizia, a pochi chilometri dal confine italiano, nella regione della Goriška Brda che corrisponde a una parte del Collio (in friulano), passata all’Italia dall’Impero Austro-ungarico alla fine della prima Guerra Mondiale, alla Jugoslavia nel 1947 e assegnata infine alla Slovenia nel 1991, l’anno in cui essa ottenne l’indipendenza dalla Jugoslavia dopo una guerra durata, per sua fortuna, solo dieci giorni, la meno cruenta della crisi balcanica di fine millennio. Riporto con una certa precisione questi eventi perché l’essere ospitato in una zona di confine, e di confine storicamente assai variabile, mi faceva provare una continua, forte sensazione di precarietà, di essere in transito, in un crocevia di culture dove tutto poteva essere assai mutevole, le identità  sfuggenti, con cognomi che cambiano grafìa secondo il potere dominante… Castello, Kasteliz, Kastelich. Era un’atmosfera sempre piuttosto euforica, anche per l’accoglienza a carattere assai familiare del Festival, che aveva utilizzato per ospitare i poeti una sorta di casa ostello e aveva assegnato quelli che non vi potevano trovare posto alle famiglie produttrici di vino di Medana, che del Festival erano gli sponsor, insieme ai promotori Università di Lubiana el Ministero della cultura sloveno.

Qualche anno era trascorso ma nel 1997 ancora si avvertiva, nel modo stesso di gestire l’evento, l’estrema giovinezza dello stato sloveno, ben rappresentata dallo stesso organizzatore del festival di Medana, Aleš Šteger, nato nel 1973, venticinquenne, in pratica un ragazzino per noi italiani da sempre usi alla decrepitezza del potere politico-culturale.

Tutto era agli inizi, finalmente gli sloveni potevano gustarsi in pieno, con grande e anche ingenuo entusiasmo, la libertà, i modi di vita e la moderna cultura occidentale. La guerra serbo-croata era finita nel novembre del 1995, mentre l’assedio di Sarajevo, iniziato il 5 aprile 1992 durante la guerra in Bosnia ed Erzegovina, era terminato solo il 29 febbraio 1996, poco più di un anno prima: in poche parole, si viveva l’atmosfera un po’ folle tipica di un dopoguerra di sviluppo, con il vantaggio che per una volta la guerra aveva solo sfiorato questi luoghi. Leggere in pubblico, visitarli con un pullmino insieme a una trentina di poeti di almeno 15 nazioni di cui alcune, quelle della ex-Jugoslavia, avevano appena finito di dilaniarsi, significava compiere un atto di alto valore simbolico e di grande emozione, vivere un intreccio di sentimenti davvero intensi. Fu una settimana di storie e di amicizie, alcune destinate a durare una vita, da un capo all’altro del mondo: Stati Uniti, Estonia, Georgia, Germania, Bulgaria, Spagna, Austria, Grecia, Bosnia-Erzegovina, Serbia, Croazia… Cinque poeti erano in programma la sera con le proprie poesie, da declamare in luoghi diversi, bar, scuole, piazze, per un pubblico sempre numeroso, entusiasta ma anche attento e riflessivo. Eravamo tutti stati pubblicati in un bel catalogo, già disponibile durante il Festival, edito dall’Università di Lubiana: ed era bello vedere il proprio testo in tre lingue: originale, sloveno, inglese.

La giornata trascorreva in discorsi poetici e politici, e in visite di gruppo, di solito poco turistiche: indimenticabile, almeno per me, quella a Kobarid, ovvero Caporetto, al museo della prima guerra mondiale. Dopo le letture, le serate finivano tardi, nella più grande cantina di Medana, ben rifornita di grappe, aromatizzate con buona fantasia e prosciugate in fretta da poeti molto ispirati.

Dalle pagine web del Babau rinato on line dopo ben 18 anni, ringrazio ancora Roberto Dedenaro, poeta di Trieste, per quell’invito che mi fece scoprire il pezzo più meridionale della Mitteleuropa e della ‘Slavia’, presentandomi al Festival di Medana proprio in quanto poeta e redattore di questa rivista (che nel febbraio del 1996, col numero 15 aveva da poco più di un anno cessato le pubblicazioni). Il Diario di Medana non poteva che aspettare in cassetto per essere pubblicato qui e ora, dal Babau. Non ha nulla di un diario tradizionale, non segue sequenza giornaliera, è diviso in sei capitoli scritti in un mix lessicale di italiano, inglese, tedesco, francese… parlano del viaggio, delle letture, dei poeti. Ma, per le ragioni sopra spiegate, le macedonie di parole, il multilinguismo babelico che agitano il testo e lo rendono un po’ ostico, non sono per nulla fini a se stessi.

Nel 2010 la 14° edizione del festival si svolse a Ptuj, antica città d’origine romana situata nella Slovenia orientale, nei pressi di Maribor che nel 2012 fu Capitale Europea della Cultura. Da allora la sede è rimasta invariata. Il Festival Days of Poetry and Wine del 2015 fa ormai parte di Versopolis, una ‘piattaforma’ organizzativa che intende far dialogare tra loro ben undici importanti festival europei, tra cui quello di Genova, per favorire la traduzione e la conoscenza degli autori, con particolare attenzione per i più giovani, creando maggiori possibilità per il loro riconoscimento a livello internazionale (per informazioni su Days of Poetry and Wine: http://www.versoteque.com/en/2015/).

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