La Scatola – di Anna Musi (Il babau n. 4)

La scatola comparve un mattino d’estate sopra uno dei marciapiedi di una grande città. Era enorme, color rosa ciclamino ed aveva un sorprendente fiocco blu.

Appena apparsa… divertì, incuriosì, impaurì: fu osservata, toccata, ispezionata, visitata accuratamente da esperti. Niente, non risultò niente. O meglio, qualcosa risultò e cioè che la scatola era piena di VUOTI.

Piena di vuoti? Che cosa voleva dire tutto ciò? Che cos’erano quei vuoti di cui era piena la scatola? Un gruppo di persone pensò fosse inutile porsi tante domande e decise di agire. Un bel mattino di buon’ora, armati di piccone, raggiunsero lo strano involucro e gli praticarono un foro da cui uscirono rotolando… pietre. leggere come l’aria, coloratissime e trasparenti lasciarono tutta quella gente a bocca aperta. Ormai erano più di mille le persone richiamate dai colori iridescenti delle pietre. ogni uomo, ogni donna, ogni bambino presente ne prese una in mano e se la portò a casa. Anche quel giorno il sole si ritirò per lasciare il posto alla luna e… a poco a poco… un gruppo di persone, uomini, donne e bambini, si ritrovarono immerse nei colori.

Davanti ai loro occhi, sotto i loro piedi e sopra la loro testa distese di aria colorata soffice e leggerissima come le pietre.

Che spettacolo incantevole!

Erano tutti stupiti e meravigliati, ma proprio mentre cominciavano a porsi le prime domande, venne loro incontro una macchiona rossa, simpatica e rubiconda che, gentilmente, spiegò loro dove si trovavano:

“Voi siete sulla stella di IRIDENIA, la casa dei colori; qui vivono tutti i colori che trovate riflessi sulla terra. La stella di Iridenia è una delle più belle e splendenti e voi ne siete i primi graditi ospiti. Prego, accomodatevi, giocate e divertitevi con tutti noi come meglio credete”.

I bambini non si fecero ripetere l‘invito due volte e neppure gli uomini e le donne. Dopo alcuni minuti tutti a fare tuffi nell‘aria gialla, in quella rossa, in quella blu, divertendosi a guardare il loro corpo che man mano cambiava colore:

“Guarda, guarda, sono tutto giallo!”

“Io tutto blu!”

“Io tutto arancione!”

“Toh! prendi questa palla viola sulla faccia, e tu prendi questa marrone sul piede!”

Ben presto la stella di Iridenia si popolò di mostriciattoli con orecchie viola, occhi gialli, capelli blu, mani grigie, piedi multicolori. Le persone più tranquille, meno giocherellone, nel frattempo si erano sdraiate pigramente nell’aria colorata di verde con una soffice macchiona rosa sotto la testa e se la godevano un mondo, mentre le signorine e i signorini più vanitosi usavano i colori per modificare i loro vestiti ed inventare nuovi accostamenti.

“Che ne dici del bianco ghiaccio con il grigio topo; o forse è meglio una camicia marrone bruciato con una gonna verde pisello?”

Il gruppetto degli scalmanati aveva intanto costruito con l3aria colorata tantissimi arcobaleni. Correvano per tutta la stella facendoli danzare, finché stanchi e sudati ci si sdraiarono sopra e si lasciarono trasportare dolcemente di qua e di là.

Ad un tratto nell’aria risuonò un “DRIIIN” che aveva molto in comune con il suono di una sveglia. Gli splendidi colori di Iridenia si allontanarono a poco a poco, sempre di più… sempre di più. lentamente. era mattina e tutti si ritrovarono nelle loro camere.

Dopo molti giorni di ricerche ed esperimenti un gruppo di psicologi, chiamati a studiare lo strano caso di “sogno” collettivo, dovette convenire che le pietre ritrovate nella scatola ne erano la causa. Dopo questa rivelazione tutta la gente in possesso delle pietre cominciò felicemente a programmarsi le notti.

Prima di andare a dormire si dicevano l’un l’altro:

“Arrivederci ad Iridenia”.

Se uno invece preferiva sognare per i fatti suoi, bastava mettesse la pietra in un cassetto ben chiuso, e tutto era sistemato.

Questa storia potrebbe ora tranquillamente finire con un bel “e vissero felici e contenti”, e invece no.

Questa storia deve continuare per colpa di un certo MANGIASCHIARRE, ladro famigerato. Questo losco individuo, venuto a sapere dell’esistenza delle pietre magiche, pensò di impadronirsene per ricavare molto denaro. Studiò un piano e fu così che una notte i visitatori di Iridenia furono bruscamente interrotti proprio nel bel mezzo di un tuffo nell’aria sofficemente colorata di blu, sbarrarono gli occhi nel buio e, accesa la luce, si accorsero che la loro pietra era scomparsa. Mangiaschiarre, messe tutte le pietre rubate in un sacco, camminò per paesi e città fino ad arrivare dalla parte opposta del mondo. Sentendosi al sicuro, cominciò a mostrare la propria merce preziosa.

“Venite, gente, venite e ammirate!!!! Queste pietre vi faranno vedere le stelle. Prendetene una e sognate le cose più belle; per il loro gran valore non hanno prezzo, ma a voi una ne cedo per un milione e mezzo!!!”

La gente che passava di li’ si fermava ad ammirare le pietre, ma appena sentite le parole del venditore e soprattutto appena sentito il prezzo, si metteva a ridere e se ne andava.

“Ve lo giuro, signore e signori, queste pietre sono magiche, vedrete splendidi colori, saranno notti splendide. Tutto ciò lo posso vendere, ma sì, mi voglio rovinare, per centomila lire, prendere o lasciare”.

La gente però continuava a ridere e non comprare, neppure per diecimila, nemmeno per mille. Le pietre erano belle, sì, ma a cosa servivano, a nulla, certo.

Nessuno credeva a quel chiacchierone che per di più sembrava un po’ matto. Mangiaschiarre, allora, stanco, avvilito ed infuriato, un bel giorno prese il sacco delle pietre e lo buttò in mare e si dedicò al commercio degli elettrodomestici e visse onestamente fino alla fine dei suoi giorni.

E Così, mentre gli uomini per vedere le stelle da vicino di devono dare delle botte in testa, la stella di IRIDENIA è popolata da milioni di pesci che ogni notte in sogno la vanno a visitare.

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