Divina – di Maurizio Puppo (Il babau n. 9)

C’è un sogno a parlare di me,

un canto in un passo di strada.

 

Divina, ancora i suoi fiori sul volto,

vent’anni e un sospetto di colpa

dipinto sul labbro impaziente –

tradisce promesse non fatte ad

alcuno – il suo paradiso è la

stanza sul vicolo cieco, oppure

una tenebra fresca d’amore,

là dove l’attende un complice

ignaro. Non ama che i giorni

trascorsi, amati mai prima –

ripensa talvolta al figlio

che ha avuto nel sonno, così,

senza intese, a piccoli passi

d’amore – non l’ha conosciuto,

ne parla distratta a chi la

accarezzi per poco, per niente.

Lei balla blasfema sul vuoto, e

adesso già attende la fine,

che certo accadrà.

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