Sono qui, appeso al muro, e penso ai bei tempi andati. Il pubblico è tutto per me, solevo dire, dopo un mio ennesimo spettacolo canoro, seduto sulla sedia, in camera davanti allo specchio con un buffo vestito da sera. Nella stanza non c’era nessun altro. Non c’è niente di peggio che la solitudine, ve l’assicuro, sì, certo, meglio soli che male accompagnati.
“Chi trova un amico trova un tesoro”, era questo che mi incitava ad andare avanti. Fu allora che acquistai duecento manichini che ora si trovano in garage. Li vestivo e rivestivo, scoprii che non c’era di meglio che due risate in compagnia, ma se è vero che si ride perché la mamma ha fatto gli gnocchi è anche vero che non posso pensare a cosa mi proporrebbe se piangessi, per cui resto serio, pensavo, anche se correvo il grande rischio di sentirmi dire “sai, sei un tipo troppo serioso”. Seriale, sì, questo sì, mi accorsi di esserlo quella volta che mi scambiarono per una litografia, mi incorniciarono e mi appesero ad un muro qualsiasi del Museo Nazionale. Fortunatamente per quelli che si affaticavano a trovare un titolo a tale meraviglia, mi sporgeva dal taschino della giacca un foglietto con un numero telefonico ed una scritta “Da Gino – focacceria “.